giovedì 15 luglio 2010

Riflessione ad alta voce: "La 'ndrangheta ha messo le mani sul nord"

Questa frase, ripetuta tante volte, sui giornali e in TV mi indispettisce. Pur non volendo, per l’amor di Dio, essere il difensore d’ufficio del sud, ma soprattutto delle sue organizzazioni malavitose, come la mafia, la ‘ndrangheta e la camorra, che hanno determinato da sempre una caduta sociale, economica e culturale di buona parte dell’Italia, mi procura un fastidio enorme. Non avendo mai frequentato nella mia lunga vita un malavitoso, neppure di ultima categoria, né conosciuto alcuno, sono orgoglioso di essere un uomo del sud e mi fa “incavolare” essere assimilato alla categoria delle associazioni a delinquere. Il sud che esporta la malavita al nord ormai è diventato uno slogan che si canta in tutte le lingue. Può essere, anzi è proprio così, ma la domanda che mi pongo e che pongo a tutti i mass media: “Sarebbe possibile alla ‘ndrangheta calabrese mettere le mani sul nord senza il suo consenso?” Non ci credo per una serie di motivazioni. Ne voglio citare solo una: l’enorme ricchezza accumulata soprattutto in Lombardia derivante non solo da buon lavoro, da lavoro onesto, ma anche da speculazioni e da ruberie perpetrate in quelle zone, frutto di una “coscienza” malavitosa diffusa. Sembra che nessuno ricordi dove sono nate le famose bande di delinquenti che hanno seminato il terrore negli anni passati nell’Italia del nord, gli omicidi oscuri che lì si sono verificati, la tangentopoli che ha imperversato per tanti anni coinvolgendo anche il sud con ingenti danni per la politica e per il Paese. Non ci vuole molto a dirlo: a Milano. E adesso si scrive sui giornali a carattere cubitali: “La ‘ndrangheta ha messo le mani sul nord”. Accetto più facilmente sentire che l’Italia ormai è un paese malato, in cui ci posso stare anch’io, ma che io e i meridionali siamo esportatori di delinquenza al nord proprio non mi scende giù. Che poi il ministro degli interni dica: “Cura leghista a Napoli” come se la Lega sia la panacea di tutti i mali mi fa incavolare ancora di più, perché non è credibile che lo stesso ministro e i leghisti non si siano mai accorti della corruzione dilagante anche nelle città amministrate da loro. O non ci vede bene (ecco perché porta gli occhiali!), ma non ci credo, o fa finta di non vedere (ci credo di più) per turlupinare i gonzi. Che poi i magistrati (nel caso dei trecento arresti della ndrangheta con la tanto odiata Boccassini in testa) e le forze dell’ordine abbiano operato così bene tra la Calabria e la Lombardia come avrebbe potuto opporsi il governo? “Alto là! I malavitosi non si arrestano?” La risposta è alla Totò: “Ma non mi faccia ridere!”.

Vincenzo Cantalupo


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