L’Aeroporto Salerno - Costa d’Amalfi non potrà restare a lungo ostaggio dei giochi di potere che tengono con il fiato sospeso i trenta dipendenti dello scalo, più i venti lavoratori dell’indotto. Cinquanta famiglie preoccupate dagli esiti del ribaltone politico consumatosi la settimana scorsa in seno al consiglio d’amministrazione della società di gestione dell’aeroporto, alla cui presidenza siede ora Ernesto Sica.
Nonostante una riunione tenuta ad horas il giorno dopo la cacciata di Augusto Strianese, documentata dalle telecamere di LiraTv, i dipendenti restano molto angosciati.
Già in quella sede il triumvirato PdL che guida lo scalo, composto dal presidente Sica, dal senatore Nino Paravia e dal sindaco di Bellizzi Pino Salvioli, pur sforzandosi di rassicurare i lavoratori non fece mistero della volontà di sconfessare la strategia adottata fino al giorno prima dalla presidenza Strianese.
Il centrodestra è critico sull’accordo con Air Dolomiti che scade ad ottobre e ritiene di dover allungare subito la pista a 2100 metri ma per farlo vorrebbe chiudere l’aeroporto in modo da ristrutturare l’intero scalo. Questo potrebbe voler dire cassa integrazione per i 30 dipendenti ed una sorta di anticamera di licenziamento se il Costa d’Amalfi non riuscirà a decollare.
Ma a rischio c’è la stessa cassa integrazione straordinaria: è stato proprio il senatore Paravia, infatti, ad agitare lo spettro del mancato versamento dei contributi Inps per la cassa integrazione guadagni, il che non garantirebbe nemmeno un salario minimo ai dipendenti. Tra le maestranze dell’aeroporto c’è poca voglia di parlare e la tensione di mescola con la volontà di capire fino a quando lo scalo resterà ostaggio della politica e quando sarà capace di volare da solo.
Nel frattempo, c’è anche chi ricorda come alcuni enti soci non abbiano ancora versato le quote per la ricapitalizzazione da un milione e 600mila euro decisa il 2 luglio scorso. Tra gli enti morosi, ci sarebbe anche il Comune di Pontecagnano guidato da Ernesto Sica.
Nonostante una riunione tenuta ad horas il giorno dopo la cacciata di Augusto Strianese, documentata dalle telecamere di LiraTv, i dipendenti restano molto angosciati.
Già in quella sede il triumvirato PdL che guida lo scalo, composto dal presidente Sica, dal senatore Nino Paravia e dal sindaco di Bellizzi Pino Salvioli, pur sforzandosi di rassicurare i lavoratori non fece mistero della volontà di sconfessare la strategia adottata fino al giorno prima dalla presidenza Strianese.
Il centrodestra è critico sull’accordo con Air Dolomiti che scade ad ottobre e ritiene di dover allungare subito la pista a 2100 metri ma per farlo vorrebbe chiudere l’aeroporto in modo da ristrutturare l’intero scalo. Questo potrebbe voler dire cassa integrazione per i 30 dipendenti ed una sorta di anticamera di licenziamento se il Costa d’Amalfi non riuscirà a decollare.
Ma a rischio c’è la stessa cassa integrazione straordinaria: è stato proprio il senatore Paravia, infatti, ad agitare lo spettro del mancato versamento dei contributi Inps per la cassa integrazione guadagni, il che non garantirebbe nemmeno un salario minimo ai dipendenti. Tra le maestranze dell’aeroporto c’è poca voglia di parlare e la tensione di mescola con la volontà di capire fino a quando lo scalo resterà ostaggio della politica e quando sarà capace di volare da solo.
Nel frattempo, c’è anche chi ricorda come alcuni enti soci non abbiano ancora versato le quote per la ricapitalizzazione da un milione e 600mila euro decisa il 2 luglio scorso. Tra gli enti morosi, ci sarebbe anche il Comune di Pontecagnano guidato da Ernesto Sica.
(Fonte: L'Occhio di Salerno - Foto: Informa Bellizzi)